Qui di seguito, una singolare recensione su Francesco Magli, risalente a metà degli anni '70.
Più di una decina di anni or sono frequentavo abbastanza assiduamente un bar di Via Borsieri, all’Isola di Milano. Su per giù con la stessa frequenza vi incontravo un tipo dall’aria abbastanza assurda che cercava disperatamente di vestirsi “all’inglese” con tanto di bombetta e ombrello. Quasi ogni sera questo personaggio (perché tale era diventato bene o male agli occhi di tutti), questo personaggio, dicevo, entrava, si guardava attentamente attorno come in cerca di qualcuno (che regolarmente non trovava) e poi magari si sedeva con noncuranza a lato del biliardo per assistere con (evidentissimo) falso interesse alla partita.
Un certo interesse tutt’altro che falso, invece, cominciai a provare io nei confronti del tipo quando mi giunse all’orecchio il fatto che questi alloggiava completamente solo in un appartamentino non lontano da casa mia. Presi a parlargli (e devo dire per la verità che cominciai a farlo solamente per un mio egoistico scopo) e dopo un certo periodo riusciì ad acquistare la sua fiducia abbastanza da farmi prestare, quando mi si presentava l’occasione, la chiave del suo appartamento per i miei convegni amorosi.
Fu così che conobbi Franco Magli.
Dopo qualche tempo, quando ormai eravamo diventati veramente amici, riusciì a convincere Franco a smettere bombetta e ombrello, ché tanto a lui questi accessori non erano certo necessari per fare l’originale: lo era (e lo è ancora) per natura. Per quanto ne so io, Magli ha sempre dipinto e, quello che più conta, sempre in netto progresso. Potrei dilungarmi in decine di aneddoti riguardanti Magli ma penso che quello che segue possa dare un’idea di quello che può essere un artista (e per artista intendo dire qualcosa di molto diverso da “pittore”) e penso sinceramente che Magli sia uno dei veramente pochi artisti che esistano. Ora, Vi chiedo solo di credermi.
Circa tre anni fa, Magli, le cui condizioni economiche non sono mai state floride, si ritrovò dopo un battibecco con la moglie, solo e senza il becco di un quattrino. C’è da dire, a riprova della sua tremenda testardaggine, che stupidamente non volle abbassarsi a chiedere prestiti né a me né ad alcun altro dei suoi amici. Non so come si arrangiò per mangiare. Di certo però, so che quando si trovò a corto di telai su cui dipingere non esitò a fare a pezzi tutta quanta la mobilia e da ogni pezzo uscì un’opera d’arte. L’unica conseguenza a questo fatto di cui io abbia notizia fu che al suo ritorno, la moglie fuggì da sua madre.
Non voglio di proposito parlare della pittura di Magli che io comunque ammiro. Bisognerebbe conoscerlo, parlargli, capire cosa possa significare per lui dipingere, plasmare, creare. Bisognerebbe vederlo al lavoro.
Per capire che Magli è un “artista”.
E questo dovrebbe bastare.
Bruno Munari (Pittore)
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